Agli albori della romanità, la lotta tra Orazi e Curiazi, tra Roma e Alba Longa, che si disputavano la sacra discendenza dal mito di Romolo, vide un episodio curioso narrato da Tito Livio e riportato da Gianluca de Sanctis in questo bel saggio edito da Salerno Editore, dal titolo Roma prima di Roma.
Nella discussione che precedette la sfida affidata alle due triadi, gli Orazi e i Curiazi, Il Re di Alba Longa, Mezio Fufezio chiese a Tullio Ostillio qualcosa di questo genere: "ma come fate a rivendicare la discendenza da Romolo, quando a Roma accogliete tutti, e vi mischiate con ogni straniero e immigrato, ogni sconfitto reietto e vagabondo?"
La risposta del terzo Re di Roma fu che proprio questa era la forza della società romana, anzi: la vera romanità.
E per citare le parole della stessa scheda del libro:
"Asilo e rifugio per reietti, città promiscua, che cresce accogliendo gli stranieri e i vinti, concedendo la libertà agli schiavi, dove mescolare il sangue non è un tabù, ma una virtù: così appare Roma ai suoi albori attraverso i luoghi della memoria e i miti di fondazione. Lungi dall’essere motivo di imbarazzo, come avrebbero voluto i suoi nemici, questi racconti divennero la pietra angolare sulla quale i Romani costruirono la propria “identità” civile e politica. Molte sono le “Rome” che hanno preceduto quella di Romolo, eppure vi è una costante, una sorta di filo rosso che le unisce tutte: una costituzione “aperta”, che si esprime nella capacità di accogliere e integrare lo straniero. I miti delle origini insegnavano che la romanità non scorre nel sangue di chi la possiede, non è, dunque, un dato biologico, testimone di purezza, ma piuttosto un merito culturale, che si guadagna per mezzo delle virtù sociali, adottando valori e modelli di comportamento condivisi, rispettando il diritto, obbedendo alle leggi.
Si poteva nascere Romani, ma, cosa ben più importante, lo si poteva diventare."
La forza dell'inclusione, la diversità come ricchezza e valore, il diritto, i diritti, sono anche alla base della nostra società europea occudentale dello Stato di diritto, della democrazia liberale.
In quest'epoca di nuovi condottieri violenti della purezza del sangue slavo, della religione, della patria come identità, ecco un contributo interessante al dibattito sulla storia che, purtroppo, stiamo vivendo.
Un saggio interessante e appassionato, rigoroso, affascinante e utile per riflettere su quanto la Storia ci può sempre insegnare.