Per una volta, in questo blog non voglio parlare di un libro (anche se poi lo farò) per dedicare la nostra attenzione a un programma tenuto sul canale 54, Rai Storia, e che in un certo senso coinvolge l’attenzione dei miei lettori (i quali non cessano di a incoraggiarmi a concludere il mio secondo romanzo) sulla figura di un potente del passato che sarà uno dei protagonisti della mia storia: voglio dire Lucio Domizio Enobarbo Nerone.
La trasmissione, che potete vedere qui https://www.raiplay.it/video/2018/05/Passato-e-presente---NERONE-IMPERATORE-DI-ROMA-fce8790d-e469-4976-9ed7-bc5928b233bd.html è un’intervista al professor Alessandro Barbero tenuta dall’esperto e sempre irrinunciabile Paolo Mieli coadiuvato da una squadra di tre giovani studiosi di storia.
Del personaggio di Nerone, che ha retto la suprema magistratura della fase imperiale dell’Impero Romano fra il 54 e il 68 del primo secolo dopo Cristo, vi è senza dubbio una leggenda che in qualche modo contamina la nostra visione storica del medesimo. Ma su questo giovane imperatore divenuto tale all’età di 16 anni e morto all’età di 35, non sorprenderà che vi sia un grande dibattito storiografico che trae le sue origini da un lato da Tacito, Svetonio e Dione Cassio Cocceiano e dall’altro a partire da Gerolamo Cardano autore di storia del ‘500 e di manzoniana memoria (si legga il suo: Elogio di Nerone, Salerno editrice Padova 2008).
Camminando, però, per le strade di oggi e chiedendo al passante che cosa principalmente ricordi egli di Nerone, ci sentiremo dire le cose più assurde: inevitabilmente del grande incendio del 18 luglio del 64, della prima grande persecuzione dei cristiani, nonché del matricida e dell’uxoricida, senza menzionare il fatto che la persona meno accorta dirà: “era tutto matto.”
Quanto stupirà qui osservare è come Nerone sia oggetto, sì, dell’interesse degli storici, ma ancora di più ci incuriosisce il fatto che il Professor Alessandro Barbero, in una (come al solito!) grandiosa esposizione, va contro corrente della più stupefacente controcorrente nel dibattito storiografico.
Nerone, cioè, massacrato dagli storici latini e greci per diverse ragioni, diventa oggetto di revisione storica a partire dal Cardano, come appunto dicevamo, per giungere a molti storici moderni che non vedono affatto in Nerone un pazzo, bensì un uomo di grande lungimiranza politica soprattutto se si va a considerare il primo periodo di regno in cui egli si fa consigliare dal filosofo stoico Anneo Seneca. Infatti se Tacito, irriducibile repubblicano e odiatore della nuova magistratura del principatus vede appunto in Nerone il folle che fa cose fuori di sé per poi tradirsi nei suoi Annales al libro 15 (si veda a questo proposito l’irrinunciabile: Dimitri Landeschi, Terrore e morte nella Roma di Nerone, il giallo dell’incendio dell’Urbe, Napoli 2013) dicendo invece che Nerone, saputo dell’incendio torna da Ostia e organizza i soccorsi e l’attività del medesimo; se il pettegolo Svetonio dedica ben 10 capitoli della vita di Nerone per dire che egli era un vile e manco fu capace di suicidarsi; se Dione Cassio per esaltare la dinastia dei Severi (regnanti fra il 193 e 235 dopo cristo) cerca di accattivarsi della loro dinastia parlando male di un loro antenato, ecco che Cardano è l’iniziatore di una nuova indagine storiografica che tenta a tutti i costi di ingraziarsi Nerone rivederne la politica parlarne come si parla di un uomo politico capace e attento ai bisogni della plebe. Di questo secondo filone si sono occupati gli storici fino ai nostri giorni.
Che tesi allora sostiene il grande Barbero? Egli inaspettatamente e contro la più rosea previsione citando Edward Champlin, Nerone, Bari 2008, si aspetta finalmente una visione tradizionale, anti-cristiana, di un uomo che continua a essere una contraddizione e l’oggetto di scontro fra gli storici.
Perché dico tutto questo? Mi scuso con i miei lettori, ma anche io ho voluto dare la mia versione romanzata; e nel mio secondo romanzo, il cui titolo sarà appunto Janus e il discorso sulla libertà, la collera di Nerone, i miei pochi lettori (scusate se scomodo Manzoni) si chiederanno quale sia la mia posizione. Ma qui vi chiedo di attendere tutti e di pazientare ancora un poco fino alla pubblicazione del mio secondo romanzo. Per ora posso solo invitare il mio modesto pubblico a vedere la trasmissione senza meno e, rubando all’inclito professor Barbero il solito augurio del giovedì sera quand’egli presenta i documentari della BBC, vi auguro (pur non potendo mantenere se non con un modestissimo accento grave il suo piemontese) una buona visiòne.