Mai avrei pensato che studiando la biografia di Diocleziano sarei stato coinvolto nella polemica sulla proposta di legge Zan-Scalfarotto sull'omofobia, e di arrivare a rilevare nella CEI, nei cristiani di oggi, i comportamenti dei persecutori dei cristiani di allora. Ma è successo!
Come tutti saprete (o meglio come, spero, tutti saprete) mi sto accingendo alla compilazione del mio terzo romanzo, dopo il primo ambientato ai tempi di Tiberio e il secondo su Nerone, che si svolge all'epoca dell'imperatore Costantino: e, per fare ciò, come al solito sto studiando molto. Sono incappato, dunque, in una splendida biografia di Umberto Roberto, Diocleziano, Salerno editore 2014, e rileggendo le pagine del capitolo IX, “La spirale dell'odio,” non ho potuto evitare una riflessione che riguarda l’attualità: mi riferisco, appunto, alla proposta di legge citata che anima giornali, social media e dibattiti televisivi, e proprio in questi giorni.
Veniamo al capitolo del saggio. Il titolo è già lungimirante: La spirale dell’odio; l’odio di Diocleziano naturalmente, sobillato dal proprio Cesare Galerio associato nel governo orientale dell’impero. Essi propongono l'odio come criterio di giudizio, l'odio contro il diverso, in questo frangente storico rappresentato da chi ha una fede manichea prima e in seguito anche coloro che fanno di quella cristiana la propria bandiera. Queste nuove sette estranee al culto olimpico minerebbero le basi della convivenza civile della tarda fase imperiale: Diocleziano è alla ricerca della pax deorum, che passa attraverso la pietas deorum, genitivo oggettivo qui, che traduce il concetto di devozione verso gli dèi; l'impero è apparentemente nella sua fase di discesa inarrestabile ed ecco trovata la via di fuga dalla inesorabile catastrofe che il potere riorganizzato nella Tetrarchia offre. E sempre il potere decide di individuare un nemico contro cui concentrare l’odio di quelle stesse masse che dovrebbero sostenerlo. Interessanti sono gli studi di Marta Sordi, per passare attraverso altri studiosi, i quali dicono che mentre nelle forme di persecuzioni precedenti più o meno blande, più o meno feroci (Nerone, Domiziano, Marco Aurelio, Decio e Valeriano) il potere tendeva ad allinearsi al pregiudizio delle medesime masse (infanticidio, cannibalismo, ateismo ecc.); con Diocleziano e Galerio sembra che il potere costituito faccia il contrario: il potere vuole imporre la persecuzione contro la volontà stessa di quel popolino che in linea di principio deve essere difeso dai diversi; e non mancarono, in quei frangenti, episodi in cui i fedeli olimpici avrebbero addirittura salvato le vittime cristiane dalla persecuzione, a cui, nei fatti, si dichiararono estranei. E, dunque, prendersela con i cristiani non paga, al punto che Galerio, il grande ideatore del pogrom anticristiano, con l’editto di Sardica, ebbe a cambiare idea nel 311, forse perché malato e interessato a chiedere aiuto a quel dio cristiano che egli perseguitava, visto che i suoi dèi non lo sapevano guarire da una malattia incurabile, e, in seguito alla quale, morì.
Fin qui i fatti, ora le perplessità di chi scrive e studia.
Il cristianesimo sembra avere la vista corta e la memoria di quei fatti sembra non essere più presente nei nostri giorni. Eh sì, perché, vedete, una certa propaganda fatta di ritorno alla tradizione religiosa, alla famiglia tradizionale e alla pietas (proprio per usare un termine classico della persecuzione di Diocleziano-Galerio) e che in termini moderni traduce tutto l’astio contro una leggina qual è il disegno Zan-Scalfarotto il nuovo bersaglio sarebbero omosessuali e transessuali, accusati di essere, come i cristiani stessi dell'epoca, i sovvertitori dell'ordine morale e della famiglia: stessa identica accusa fatta a persone che molto più semplicemente (o banalmente!) vogliono poter vedere garantito il proprio diritto di esistere.
E tutta questa acredine contro il disegno di legge in nome di che cosa? Ma nel nome naturalmente della libertà di pensiero contro il cosiddetto pensiero unico (sic dicunt!), laddove il pensiero unico sarebbe o dovrebbe essere nvece pensarla come loro e basta in base a una verità morale. Qui non si tratta di togliere diritti a nessuno, ma di dare un diritto garantito a chi subisce violenza per il proprio orientamento sessuale, esattamente come i cristiani di allora chiedevano al potere costituito di poter celebrare il proprio culto in pubblico senza offendere nessuno e avere il proprio stile di vita. E novelli Diocleziano, i cristiani, o coloro che si vantano di esserlo, oggi si ergono pure a vittime (ancora? Direte voi! Ma se sono i carnefici?!) aggredite da bestie feroci ed empie come i gay.
La paura più grossa (falsa per altro, perché ben altro dice la legge) dei cristiani impegnati sarebbe quella di non poter più dire che i gay sono dei pervertiti sovvertitori della morale e di non poter più fare congressi e convegni a favore la famiglia fondata sul matrimonio cristiano (non ce n’è uno sposato una sola volta!) e non sulle unioni civili di Matteo Renzi.
Buffo no? Invece di pensare ai propri problemi interni che dilaniano la Chiesa Romana internamente, ecco che per ricompattare una lacerazione irrisolvibile fra correnti opposte di interpretazione della lettera della fede passando attraverso un concilio mal fatto, interpretato peggio, confusi (leggete il mio terzo romanzo e capirete!) alcuni pensano di serrare i ranghi contro i nemici esterni che, questa volta, sono transessuali e omosessuali!
Il tutto condito di valori cristiani quali l'unità della famiglia, o l’indissolubilità del matrimonio, il più delle volte puntualmente disattesi da parte degli stessi proponenti (per quanto riguarda i politici cosiddetti credenti) e vanificati da parte delle autorità in encicliche o documenti magisteriali, che per esempio permettono ai divorziati di fare la comunione eucaristica.
Il cattolicesimo deve difendere il proprio credo, ma lo deve fare senza invadere il limite che a esso è proprio, e cioè la libertà di chi non è e non si sente cristiano. Esattamente come gli apologisti i vari difensori della fede, nei primi secoli del cristianesimo, sembravano dire: “Noi siamo buoni cittadini dell'impero: non vogliamo sovvertire alcunché; vogliamo solo essere liberi di esistere e di professare la nostra fede senza distruggere la vostra.” Diremmo ora: noi siamo buoni cittadini, paghiamo le tasse e obbediamo alle leggi: difendeteci, vi preghiamo, da chi ci discrimina solo perché amiamo un membro del nostro stesso sesso.”
Nulla sembra essere cambiato però; la memoria storica è allora meschina e flebile, e spesso va ammesso che la storia non è maestra di vita, con buona pace del grande Cicerone. Come nei paesi in cui fu istaurato il socialismo reale in senso comunista, dove i gerarchi spietati alla stregua di quanti furono nazisti prima di loro dimenticarono lo slancio emotivo dell’uguaglianza e orwellianamente si presentarono più uguali degli altri riservando a sé quegli stessi privilegi di classe, pur anche maggiorandoli, che avevano inteso abolire nella fase della cosiddetta rivoluzione del popolo.
Che gli stessi cristiani di oggi abbiano applicato un diverso criterio nei confronti di chi non la pensa come loro, non può che stupire: qui si ripete la storia.
Perché gli uomini hanno una memoria così labile?