Negli ultimi giorni del Terzo Reich la storia corre troppo, con l'esercito russo che dilaga nel territorio tedesco, la propaganda ancora più furiosa di Goebbels, i bambini mandati al massacro contro gli eserciti nemici, l'esercito allo sbando, i bombardamenti sullle città, la penuria di cibo.
In fondo anche le nostre vite moderne frenetiche corrono troppo e spesso non ci accorgiamo di chi si arrende e semplicemente decide di scomparire togliendosi la vita. Ma quando la storia corre più della vita, e cambia un'epoca, e gli eventi ci sfuggono, ci superano, proprio come in questi giorni di Coronavirus, e si sovrappongono mille ragioni, mille avvenimenti, mille storie, mille mondi.
In queste poche settimane del 1945 c'è una Germania che si suicida, che non vuole e non può affrontare mille cose: la vergogna, la punizione, ma anche la realtà. La vendetta, la disfatta, certo, il carcere, la morte, ma anche e non vuole affrontare soprattutto la vita, perchè chi si suicida ha paura soprattutto della vita. Il più delle volte non è possibile comprendere fino a fondo le motivazioni di chi se ne va in questo modo, e spesso i carnefici e le vittime sono accumunati dallo stesso destino. Quando si scrive un libro come questo, si scrive una possibile pagina di storia sulla base dei documenti e delle testimonianze disponibili.
La guerra consegnò alla storia vincitori e vinti, ma le vittime di questo periodo sono una storia a sé, cui nessuno per anni ha dato peso. Vittime di una guerra particolare per combattere la quale semplicemente si sentono di non avere armi, un po' come noi oggi di fronte a un nemico nuovo, insidioso, invisibile e che ci fa morire giorno dopo giorno.