L’arguto e divertente libro in stile Guareschi, lungi dal farci rimpiangere la fede nel cattolicesimo di una volta, non fa altro che accentuare il contrasto stridente con la sciatteria di quello presente.
Appassionato senz'altro, nonché degna memoria davvero di Giovanni Guareschi, Pierre Laurent Cabantous, arciprete della cattedrale di Cervia, tuttavia, non convince.
Ci riferiamo a Un don Camillo a Cervia, edizioni Itaca 2019, appunto di P. L. Cabantous. https://www.amazon.it/don-Camillo-Cervia-Pierre-Cabantous/dp/8852606025/
Il libercolo, davvero meritevole di essere letto, qualora il lettore sia alla ricerca di piccoli «capolavori di intelligenza, di umorismo e di fede pienamente ortodossa» (come scrive nella prefazione Costanza Miriano), è il tentativo di fornire alcuni spunti di riflessione a metà strada fra la catechesi e la sapienza di chi vanta una fede; e nello specifico la fede cattolica.
È ammirevole, dunque, come, lontano dall'essere noioso e pedante, sempre alla stregua di Guareschi, l'autore invogli a dire: «Com’è (…sarebbe) bello essere credenti».
Peccato che, al di là di alcuni tanto illusi quanto perdenti sforzi di realizzare il contenuto dei diciotto episodi, il panorama che viene offerto dal cattolicesimo (quello vero!), oserei dire a livello planetario, sia del tutto diverso, per non dire opposto (salvo rare eccezioni, e pure eccezioni perseguitate dalla gerarchia!): e il panorama litigioso che offre l’istituzione è davvero patetico, fatto di bizantinismi fra chi è, per esempio, a favore o contro la legittima avvenuta elezione del Papa attuale, fra chi si contende il primato di poter dir Messa in latino e non in cinese, o in altra lingua parlata; e chi riduce il patrimonio di una tradizione antica duemila anni a un semplicistico quanto populista atteggiamento volto a dire: «Basta essere buoni (?) e riciclare la plastica».
Ci spieghiamo meglio (per chi legge qui, e anche per P. L. Cabantous): l'andazzo generale della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana è esattamente volto non già a fornire uno specifico della fede, ma a stemperare detta fede nel mare magnum delle interpretazioni di essa, e volute dal mondo. E sì! Perché in fondo una ragione per convertirsi al cattolicesimo non c'è, perché la stessa Chiesa Cattolica esorta a non farlo più e a presentarsi solo come un aiuto umanitario.
E, per tanto così, uno resta nelle proprie posizioni in quanto non è più necessario convertirsi per andare in paradiso.
Chi scrive ne è contento! Sapete perché? Ma perché, banalmente, non essendo egli più né cristiano, né cattolico, sa di potersi (se mai esista Dio) salvare.
Ma torniamo al libro in sé.
I contenuti vengono esposti in forma di dialogo (asciutto, ma eloquente), fra Gesù e l'autore, e prendono spunto da un argomento specifico. Non vi è il tempo qui di elencarli tutti, ma ve n'è uno che mi piace ricordare se non per l'ingenuità dell'autore da un lato, almeno, dall'altro, a motivo del fatto che l’autore si rifugi in un mondo di (ormai!) fantasia. Il dialogo numero 9 riguarda l'abito religioso che, se «non fa il monaco», almeno «aiuta a farlo», per citare l'autore direttamente. Leggendolo ho pensato a un episodio di alcuni anni or sono in cui il Papa regnante, ricevendo i novizi gesuiti nell'aula Paolo VI in Vaticano, disse come un tempo fosse uso (obbligatorio!) di presentarsi dal Papa «in abito talare e mantello» per ossequiarlo; e il sommo Pontefice concludeva: «Meno male quei tempi sono finiti…».
Il Papa, state tranquilli, non si smentirà e, il giorno dell’apertura dell’anno santo 2025, fedele ai dettami di coscienza conciliare del Vaticano II, invece che con la falda, il triregno e il pastorale d’oro, si presenterà umile, e, umiliando il proprio ruolo in modo patetico, volgare e pauperistico (di qui il termine frociaggine da lui usato per criticare la presenza di omosessuali nei seminari); e tutta la solennità della remissione dei peccati (che non esistono più, ben inteso, per un più moderno disagio psicologico o sociale) andrà in pensione per invitare alla povertà dimessa di preti e vescovi in jeans a ballare sotto le stelle con Milly Carlucci al passo di danze sudamericane, come fu del resto al tempo della Pachamama (non ricordate? Un vero peccato se non lo ricordate: fu un momento ecumenico interreligioso molto caro all’attuale Vicario di Cristo in cui si fece un atto d’omaggio alla dea Terra).
Il libro incuriosisce… ma forse volevo dire: diverte! Sì, diverte il vedere l'innocenza di Cabantous violata dall'autorità suprema della Chiesa Romana, e sulla falsa riga del sarcasmo (!?) possiamo dire una cosa: e, cioè, che eravamo in pensiero, infatti, e che meno male il Sommo Pontefice ha parlato; e noi in compagnia di P. L. Cabantous non aspettavamo altro che di essere illuminati, ovvero sollevati da un peso così gravoso da un uomo venuto (per citare le parole del Papa) da un paese alla fine del mondo. Boh! Poveri noi! Ma soprattutto povero don Pierre Laurent Cabantous!