Se volete sapere come nascono i Vannacci, leggete questi due libri dal titolo Il crimine del buon Nazista.
Sì, in quanto i libri, a ben vedere, nel volume son due: in questo bellissimo giallo di Samir Machado de Machado troviamo una trama, oserei dire una storia fino a circa metà del thriller storico ambientato nel 1933, durante i giorni dell’avvento del Nazismo in Germania; quindi, dal punto di svolta (sorprendente!) in poi una seconda, la quale tutto, personaggi, movente e ambientazione. Insomma: tutta un’altra storia.
Si tratta di un giallo storico molto ben congeniato, anche se concentrato in poco più di 130 piccole pagine del magnifico editore Sellerio dell’anno in corso. In esso troviamo sia lo spirito dei tempi, magnificamente tratteggiati, del 1933 cioè, di una Germania sull’orlo del precipizio all’atto di abbracciare la follia collettiva nazista; sia il classico degli intrighi internazionali, dello spionaggio anche fra Stati diversi; nonché un classico alla Poirot: un poliziotto, un braccio destro, il comandante dello Zeppelin, il dirigibile in viaggio tra la Germania e il Brasile, un assassinio e i quattro indagati.
Tutto con un ritmo incalzante, suspence, interrogatori, riunione finale degna di Agatha Christie partecipata da tutti i personaggi e primo colpo di scena; primo, sì!, seguito, a breve dal colpo di scena vero con una nuova versione della vera storia, corredata di antefatto e postfatto.
Basterebbe questa soluzione narrativa, e come viene resa la trama, a rendere eccezionale e interessante il romanzo di Machado, ma c’è molto, davvero molto di più; ed è una riflessione sulla follia di una ideologia, di una violenza disumana, di un baratro verso il quale, scientemente, i protagonisti camminano: stiamo parlando dell’individuare di uno dei personaggi della storia: il vero nazista, il vero colpevole, non inteso come persona, ma come Das Volk, il popolo, sì, ahimè, come l’intero popolo tedesco; in quanto, se nel 1945 non si poteva certo processare l’intera Germania nei tribunali, il giudizio della storia, quello è maturo da tempo.
Il lettore si trova di fronte alla genesi della follia nazista e degli atroci crimini contro l’umanità, e coglie i semi e i frutti del predicare odio e violenza, inizialmente solo verbale, poi per iscritto (come nel volume di Rosemberg, Il mito del XIX secolo), mascherata da diritto all’opinione, alla libera espressione, quando tutto ciò è solo usato come mezzo per ottenere consenso.
Ed è la stessa tecnica dei Vannacci di più recente e italica memoria: i Vannacci nascono perché fanno leva sull’essere umano a partire dalla sua natura più violenta, natura di sopraffazione, di irrisione, rancore, di nostalgia per un passato che in realtà non è mai esistito, se non nei suoi ricordi mal ricordati: di vendetta e di infelicità per l’incapacità dell’uomo stesso di accettare la condizione dell’esistenza.
Altre ideologie totalizzanti come il comunismo e religioni monoteiste illudono l’uomo che la vita sia bene, sia bella, degna di essere vissuta; che l’uomo compie ingiustizie, violenze, cattiverie ma egli può essere corretto. Il Nazismo, no: esso nasce da uno sprezzante giudizio sull’uomo e sfruttando la paura che le ideologie comuniste e staliniste propagano, propone una soluzione. Individuare il colpevole di tutto questo, la causa della frustrazione, del rancore, della paura, dell’infelicità, della delusione della disillusione che altre ideologie nazionalistiche del XIX secolo, o egualitaristiche instillano nei cittadini.
Il colpevole di ogni cosa è ora l’omosessuale, ora l’immigrato, ora la persona con disabilità, ora l’ebreo e via elencando la vittima del momento. Il colpevole, se non c’è, ce lo inventiamo, ma inventiamo anche la colpa, e già che ci siamo attribuiamo al complotto (inesistente!) la colpa del fatto che la nostra vita non ha senso, né speranza.
La storia non è quella che tutti ci illudiamo sia con il progresso della tecnologia che educa (!) l’uomo ai buoni sentimenti e ai diritti dell’uomo: è quella di Vico, e dei suoi corsi e ricorsi, che oggi vediamo nella violenza e sopraffazioni fatta grazie a propaganda ideologica di regimi e leader autocratici. La Storia, però, ci insegna se manteniamo il ricordo e la coscienza di tutto questo perché non si ripeta. Ed ecco perché il Nazismo fa bruciare tutti i libri, i manuali, e isola chi conosce la storia e conosce la trama dell’azione di ogni dittatura predicata tramite ideologie ammiccanti.
Questo libro ci può dire anche come evitare che i Vannacci si affermino di nuovo facendo buona guardia: se qualcuno dice che gli omosessuali, i disabili, chi ha la pelle nera non sono normali, o che gli italiani sono una razza o una genia, è bene che lo si fermi subito: perché la conseguenza di questo applicata l’abbiamo già vista.
Ascoltiamo la protagonista narratrice del famoso romanzo da cui è stato tratto il film sugli ultimi giorni del Führer, La Caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, nel finale del film con una video-testimonianza della vera Traudl Junge, la segretaria di Hitler: dalle memorie di costei è tratto il romanzo e il film. La zelante collaboratrice di Hitler racconta in modo chiaro quando dice: «…ma un giorno mi resi conto che noi sapevamo benissimo, che le persone erano state fatte sparire: ebrei, omosessuali, avversari politici; e che la follia aveva comportato quei crimini contro l’uomo. https://www.youtube.com/watch?v=-aVI3gvIShc
“Lo sapevamo benissimo” ci dice la non più giovane segretaria di Hitler poco prima di morire in questo filmato del 2002: e anche noi lo sappiamo benissimo.
Buona lettura.