Il blog di Renato Carlo Miradoli

Robecchi e l’impossibilità di essere liberi nel pensiero. A destra come a sinistra.

Non si è mai liberi davvero, la libertà è una tensione, nei modi e nelle forme, spesso anche quelle scritte. Mai un’imposizione.

Scimmiottata dai moderni tentativi (nonché piuttosto pacchiani), la volontà prima delle dittature di sempre (e in particolare dai più recenti fascismo e comunismo nel ‘900) è quello di impedire il libero pensiero, la dissidenza intellettuale, l'opinione non allineata a quella del regime di turno, la quale, al bisogno, può anche cambiare negando se stessa, e negando, pure, di averla mai cambiata.

E bene fece George Orwell nel suo imprescindibile e attualissimo 1984, a tratteggiare la volontà del Grande Fratello di ridurre il numero delle parole disponibili per esprimere il pensiero dell’uomo; e anche questo si individua in ideologie applicate oggi nel mondo: tutte fra loro diverse e ispirate ai più indegni e raffinati sistemi politici e religiosi, ma che, in comune, hanno quanto detto sopra: controllare il pensiero.

Mi preme suggerire a questo proposito, la lettura di un romanzo di Alessandro Robecchi, Le verità spezzate, edito da Rizzoli nel 2024.

L'autore, come di suo solito e in un tono spesso molto faceto ed efficace, ha il dono di appassionare a una trama criminale, o gialla, come si suol dire; ma, egli dice altro: dice della morale e del mondo che vi è dietro l'omicidio di un'anziana signora trovata assassinata nella sua casa.

Ricca, misteriosa, apparentemente isolata da un ambiente che pure ha ospitato il suo assassino, la donna morta pone non pochi grattacapi alla Polizia di Stato, al Sostituto Procuratore della Repubblica, Chiara Sensini, la quale trova in Manlio Parrini, regista in pensione, un valido collaboratore nelle indagini. Cionondimeno, Manlio Parrini non è un regista qualunque: egli è un famosissimo regista, pluripremiato, e intento, dopo anni di assenza dalle scene, alla realizzazione di un nuovo lungometraggio sulla misteriosa morte di uno scrittore vissuto nella prima parte del ‘900 (ed è questa, grazie a Robecchi, una storia nella storia), Augusto De Angelis, ucciso da un fascista molto violento per oscure ragioni che, appunto, Parrini nel suo film vorrebbe indagare.

Ma che c'entra questo atto criminoso con il discorso che ho fatto sulle dittature? Leggete il libro e lo scoprirete!

Robecchi, oltre a essere un giallista di fama e di arguzia sottile, fa riflettere: e riflettere sulla probabile impossibilità di essere liberi, sì, al tempo del fascismo come il De Angelis che fu appunto ucciso per le sue idee libere, ma anche nel presente.

«Possiamo, dunque, essere liberi da condizionamenti esterni nel nostro pensare?» mi domando io. Eh no! Che non possiamo!

Un piccolo episodio contenuto nel volumetto descrive la telefonata di colui che è presentato come produttore, cioè, Luca Corrioni, a Parrini; ed egli impone, all’anziano prima il regista, poi l'attore principale, e lo sceneggiatore, e il contesto, e la trama; e questo, oggi, senza ricorrere al ridicolo quanto osceno e famigerato MinCulPop di fascistissima e pavoliniana memoria, ed è stabilire il femminile di alcune professioni per loro genere maschili, sottolineando la differenza fra uomo e donna, nell’illudersi, facendo così, di abolirla; violare, ideologicamente, le più elementari regole della lingua italiana, per esempio, per affermare un'ideologia che lascia il tempo che trova (anzi il tempo lo trova benissimo: ma per fare esattamente il contrario, e riaffermare la differenza: tu sei una donna, io un uomo!) E in questo tranello, per esempio, casca lo stesso Robecchi, forse non rendendosene conto: e così Chiara Sensini, ricordate? Ella non è Sostituto Procuratore, bensì Sostituta Procuratrice (tu sei proprio una donna, io no!) della Repubblica.

«È il segno dei tempi» dirà qualcuno. «È l’inclusione, la lingua evolve!» Anche nel ventennio si provò a imporre il Voi come unica forma di cortesia, abolendo, anzi vietando il Lei; chi usava il Lei: olio di ricino, cari miei! Questa regola fu introdotta proprio come obiettivo inclusivo: si voleva cancellare la differenza sociale insita nello schema, e ignorato dai più in Italia. I quali pensano ancora oggi che il Voi come forma di cortesia sia superiore al Lei quando era esattamente il contrario, e per il quale il superiore dava del Voi all’inferiore (un capufficio a un impiegato, una padrona a una domestica); e, viceversa, l’inferiore doveva dare del Lei al capo ufficio, al notabile o a un nobile… al Re!

Il condizionamento culturale volto a cambiare la lingua attraverso la modifica della stessa, mirata a un fine di inclusione, equivale a un limite della libertà, poiché la lingua evolve, si evolve, ma la lingua non viene evoluta, né per buoni fini, né per intenzioni cattive.

Mi verrebbe da dire che, nei fatti, la grammatica non prevede la forma passiva del verbo evolvere. Forse nella morfologia e nella sintassi sta proprio la natura e il significato di questo verbo. Facciamo in modo di rimuovere gli ostacoli (quelli veri!), e avremo più donne procuratore… e il chiamarle: «Procuratrici» è solo un’umiliazione per sottolineare che sono donne, cioè inferiori, e non uomini, cioè superiori.

L’orribile onta, tutta italiana, della dittatura fascista, appena poteva, sottolineava, infatti, col femminile cariche e competenze: che vergogna…

Robecchi ci offre dunque un messaggio importante, da grande autore televisivo, dunque, da grande comunicatore, con schemi narrativi e linguaggio dei media, sempre molto originale, filmico, e, aggiungo, milanese: non si è mai liberi davvero, la libertà è una tensione, nei modi e nelle forme, spesso anche quelle scritte: mai un’imposizione.

Non siamo d’accordo su questo io e Robecchi? Meglio. Il sale della liberal democrazia è il dibattito, non il pecorume sottomesso! E’ questa la cosa più importante della cultura: farci riflettere.

Leggete il libro di Robecchi, dunque, e fatemi sapere con chi state, con me o con Robecchi: sono sicuro che in quanto lettori siamo tutti dalla stessa parte.

Buona lettura.

Renato Carlo Miradoli

Nato a Milano, laureato all'Università Cattolica del Sacro Cuore in lettere classiche, è traduttore di diversi libri dall'inglese all'italiano tra i quali Stonehenge il segreto del solstizio di Terence Meaden https://www.amazon.it/Stonehenge-solstizio-Osservatorio-astronomico-affascinante/dp/8834409272  e di poesie del poeta Roald Hoffmann http://www.roaldhoffmann.com/ presentate alla Milanesiana http://temi.provincia.milano.it/Milanesiana/giorno_30giugno.html rassegna culturale della Provincia di Milano.

Dal 2003 ha fondato la sua società di servizi linguistici, formazione, agenzia traduzioni, internazionalizzazione.
E’ docente di inglese e italiano per stranieri presso l’Università Bocconi di Milano, SDA, Master MIMEC, Politecnico di Milano, MIP Master del Politecnico, Istituto Marangoni, presso istituzioni e aziende clienti multinazionali e nazionali.

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