Quando un pezzo di carta, di ceramica, un frammento o un oggetto qualsiasi diventa Storia?
Me lo sono chiesto dopo aver comprato in un mercatino dell'usato un libro di Greco per licei, una rarità stampata nel 1952.
Oltre a una bellissima stella alpina perfettamente conservata, in questo libro, evidentemente abbandonato da 70 anni in qualche scaffale, passato a qualche erede a sua volta recentemente mancato, ho rinvenuto una lettera datata 19 ottobre 1954, indirizzata alla proprietaria di questo libro, una insegnante di Latino e Greco.
Ecco il testo della lettera indirizzata da un padre, il Dottor Giovanni Guarnieri Via Clerici 13, Telefono 876776, alla gentile Dottor Signorina Dosi (ahimé non sapremo mai il suo nome, solo il cognome).
La prego di voler scusare mio figlio per la mancanza del testo di antologia latina, di cui è stata fatta diligente ricerca in tutte le librerie e presso lo stessto Istituto De Amicis che ne sono temporaneamente sprovvisti.
La ringrazio e La prego di voler gradire deferenti ossequi.
Cosa rende questa lettera battuta a macchina, o cosa può renderla un giorno, un reperto, una prova, un documento storico, magari catalogato?
Quel "deferenti ossequi"? Il fatto di usare "Signorina"? Il X per il mese di storica memoria, resistito fino agli anni '50? Il numero di telefono senza prefisso? I pronomi della forma di cortesia con le iniziali maiuscole, quel "Le"?
Oppure la busta, la carta stessa utilizzata, il carattere di stampa, la macchina stessa con la quale è stata "battuta a macchina"?
Nel mio prossimo romanzo storico, La Conversione di Costantino, affronto anche questo argomento: la magia di trovarsi di fronte a un "pezzo di storia" oppure a "qualcuno che sta facendo la storia" e il fatto che un oggetto, un fatto, un atto o qualsiasi bersaglio dell'osservazione umana, della riflessione umana, in sé possa non aver significato, come tutta la realtà, ma che la nostra vita e il senso di essa, siano tutta basate su ciò che noi interpretiamo come realtà e immaginiamo di essa.
Ma tornando al nostro immaginato (è il caso di dire) anzi, sognato reperto storico, chissà poi come si è conclusa questa storia del libro introvabile nelle libreria milanesi: ecco, noi vogliamo sapere come è finita questa storia, ma in fondo il fatto di non saperlo, lascia la nostra immaginazione libera di spaziare in lungo e in largo. Ed è per questo che il romanzo storico assume la sua grande portata letteraria.
Non lo sapremo mai: forse è solo una stella alpina ben conservata l'unica cosa di notevole in trenta grammi di carta ingiallita datata 1954.