Imbattutosi, durante la visita a un mercatino del libro usato, in un foglio in cui si cita una fonte storica denominata Chronica Pisonum, l’autore e protagonista del romanzo viene coinvolto in eventi più grandi di sé e accetta l’invito a recarsi presso chi egli, mai e poi mai, avrebbe potuto incontrare, o solo sperato di farlo; e cioè, un noto personaggio romano che sarebbe balzato alle cronache di lì a poco tempo.
Ecco in nuce, la trama di un romanzo di un autore, che, ripercorrendo la genesi dei due precedenti capitoli della trilogia, Epistola a Tiberio e Janus della collera di Nerone, si trova a scrivere, in un terzo, la parola fine a un lungo processo di ricerca tra le fonti storiche. Egli cerca di ricostruire, disponendo della fonte ad oggi sconosciuta, la storia della presunta conversione dell’Imperatore Costantino, Imperatore che, a partire dalla battaglia di Ponte Milvio del 312 e poi dall’Editto di Milano del 313, e del Concilio di Nicea del 325 sarà considerato il fondatore dell’Impero Cristiano. Ma la trama, cioè la realtà dei fatti narrati, è proprio questa?
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Chi ha voluto la morte di Gesù di Nazareth? Pilato, Procuratore della Giudea? Il Sinedrio insieme alla folla dei Giudei? Oppure, Giuda Iscariota, l’uomo che lo ha materialmente tradito? Chi inoltre ha gridato nel cortile del Litostroto all’apparire di Pilato in compagnia di Gesù: “Se non lo condanni fai torto a Cesare”? Cosa è veramente accaduto in questa remota Provincia dell’Impero Romano?
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