Chronica Pisonium

La conversione di Costantino

Renato Carlo Miradoli

 

Imbattutosi per caso, fra i tavoli di un mercatino del libro usato, in foglio in cui si cita una non meglio identificata fonte storica denominata Chronica Pisonum, l’autore e protagonista di questo romanzo viene coinvolto in una serie di eventi più grandi di sé e accetta l’invito a recarsi presso chi egli, mai e poi mai, avrebbe potuto incontrare, oppure solo sperato di farlo; e cioè, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, il quale di lì a pochi mesi avrebbe compiuto lo storico gesto di abdicare, fatto unico e straordinario, e mai verificatosi dopo l’abdicazione di Gregorio XII nel 1414 al concilio di Costanza.

Ecco in nuce, la trama di un romanzo di un autore, che, ripercorrendo la genesi dei due precedenti capitoli della trilogia, Epistola a Tiberio e Janus della collera di Nerone, si trova a scrivere, in un terzo, la parola fine a un lungo processo di ricerca tra le fonti storiche. Egli cerca di ricostruire, disponendo della fonte fino ad oggi sconosciuta, la storia della presunta conversione dell’Imperatore Costantino, Imperatore che, a partire dalla battaglia di Ponte Milvio del 312 e poi dall’Editto di Milano del 313, e del Concilio di Nicea del 325 sarà considerato il fondatore dell’Impero Cristiano. Ma la trama, cioè la realtà dei fatti narrati, è proprio questa? Inoltre, la realtà, e ancor più la realtà storica sono conoscibili? E se lo è, essa è, poi, una volta studiata, approfondita, fatta propria, narrabile? Il quesito è forse il più ambizioso fra quelli che si può porre uno storico, il quale voglia proporre una versione dei fatti; e, studiando, confrontandosi con le fonti e con altri studiosi, nonché con autorità nel campo storiografico e filosofico, egli vanta il primato di chi, a ogni riga scritta, si chieda se il contenuto del proprio lavoro sarà mai, se non di beneficio, almeno l’oggetto dell’interesse di un qualche lettore. Senonché, nell’atto di farlo, un colpo di scena rimette tutto in discussione.

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Epistola a Tiberio

 

Chi ha voluto la morte di Gesù di Nazareth? Pilato, Procuratore della Giudea? Il Sinedrio insieme alla folla dei Giudei? Oppure, Giuda Iscariota, l’uomo che lo ha materialmente tradito? Chi inoltre ha gridato nel cortile del Litostroto all’apparire di Pilato in compagnia di Gesù: “Se non lo condanni fai torto a Cesare”? Cosa è veramente accaduto in questa remota Provincia dell’Impero Romano?

La storia come noi la conosciamo ci insegna che Lucio Ponzio Pilato è colui che, pur contrario e non trovando colpa nell’accusato, ordina la materiale crocifissione di Gesù, richiesto in questo da parte dei Sinedriti, secondo i quali il Galileo aveva bestemmiato e provocato disordini al Tempio di Gerusalemme. D’altra parte, il Tetrarca della Galilea, Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, si era rifiutato di decidere sulla questione, accampando come scusa di non essere autonomo in questioni di giustizia capitale. Ma chi allora lo ha, veramente, voluto morto? E’ quello che anche l’Imperatore Tiberio sembra voler sapere, alcuni anni dopo gli eventi e quando le prime avvisaglie della portata storica di questo accadimento cominciano a farsi sentire anche a Roma. Nell’ultimo anno del mandato di Pilato e della vita di Tiberio stesso, un uomo di nome Marco Calpurnio Pisone, legato imperiale, dovrà svolgere un’inchiesta in terra di Giudea per scoprire cosa ci sia sotto questo mistero.

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Giotto  Bacio di Giuda
Duccio Boninsegna  Gesù davanti a Pilato
Bacio di Giuda - Giotto
Cappella degli Scrovegni
Gesu` davanti a Pilato - Duccio Boninsegna
Duomo di Siena
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